San Gregorio

Il porto di San Gregorio di Forcola

zattera

I nostri antenati diedero il curioso nome di “porto” ad alcune insenature dell'Adda dove attraccavano quelle rare chiatte che risalivano il fiume, ma dove, soprattuto, c'era il “navet”, il traghetto cioè, che univa le contrapposte sponde del fiume: così ad Albosaggia, Cedrasco e S. Gregorio di Forcola. Il traghetto di San Gregorio, nei pressi dell'omonima chiesa, congiungeva la Valeriana principale, che saliva da Morbegno a San Pietro Berbenno sulla sponda sinistra dell'Adda, con la Valeriana secondaria, cioè quella che dal ponte di Ganda costeggiava la montagna di Ardenno e Pedemonte, evitando le paludi del piano di Berbenno.

Quel “porto”, a circa metà strada tra i due ponti di Ganda e di S. Pietro era un importante luogo di comunicazione valliva: si usava soprattutto d'estate quando era quasi impossibile guadare l'Adda al Tartano, ove grossi sassi con piccole travature posticce permettevano, in tempo di magra, di raggiungere la sponda opposta del fiume.
Quel “navet” era formato da due grosse chiatte legate assieme che permettevano di traghettare molte bestie grosse e minute o carri ricolmi di fieno con relativi cavalli da tiro.
E così il maresciallo Ulisse Salis, scappando da Morbegno all'inizio della rivoluzione del 1620, poteva annotare, appena giunse al piano d'Ardenno: “Arrivati al ponte del Massino e passato quello per entrare nel piano d'Ardenno, restassimo sorpresi di vedere al porto di S. Gregorio traghettare cavalleria inimica che veniva alla nostra volta”.
La locazione del porto di S. Gregorio dava annualmente al comune di Forcola un'entrata, ma permetteva a quei terrieri di mantenere un beneficiale nella chiesa di S. Gregorio che anche per quelle entrate sicure, divenne parrocchia, staccatasi da Ardenno, il 19 settembre 1465. Qui di seguito si riassumono tre curiosi contratti d'affitto di quel porto, come si possono leggere presso il notaio Antonio Maria Paravicini (1).
I sindici di Forcola, che erano pure fabbriceri della chiesa di S. Gregorio, ogni 9 anni affittavano il porto a chi voleva fungere da sagrista della chiesa e da traghettatore o nocchiero del “navet”. Si affittava a costui od a costoro "una pezza campiva, prativa, silvata, gandiva e sassiva” con alcune case coperte di piode, con orti e corti vicino alla chiesa di S. Gregorio, salvo un casello ed un solaio sopra dette case che erano riservati ad uso del curato e degli uomini del comune ed alle loro adunanze e negozi.
Curioso è il confine a mattina di tale pezza: esso era chiamato "ad lapides coniunctuas’ cioé "ai sassi congiunti”; così si chiamavano allora quegli spuntoni di roccia ancora esistenti nella "ganda" sopra il nuovo cimitero di Sirta e che quindi si chiamavano probabilmente, "i sass tacàa”.
Si affittava ancora un'isola campiva prativa e boschiva esistente in mezzo all’Adda (ancora quel posto si chiama ”Isolet”) e, s'intende, s’affittava il porto. Secondo le vecchie consuetudini, i locatori erano tenuti a traghettare gratuitamente tutte quelle persone, abitanti nel comune di Forcola, incominciando da Rodolo fino alla valle di Campo, che pagavano le decime o primizie al curato di S. Gregorio. Costoro potevano pure traghettare, senza pedaggio, bestie grosse e minute con carri vuoti o carichi. Le persone forestiere, s'intende, pagavano regolare gabella di transito.
Il locatario s’impegnava a tenere ben legate le navi alle due colonne con catene di ferro,così da poter trasportare con sicurezza persone e cose. Un affittuario doveva pure essere sagrista della chiesa di S. Gregorio, cioé doveva acquistare ed accendere le candele della chiesa, portare alla casa dei defunti, anche lontani, il drappo di lana e la croce, suonare, secondo consuetudine, per i morti, ogni mattina e sera per l’Ave Maria, e per i divini uffici; inoltre "curare, onorare e scopare la chiesa e i mobili come vero custode”.
L'affittuario s’impegnava a pagare al comune di Forcola, ogni anno a S. Martino, una somma che, dai tre contratti suaccennati, variava dalle 60 alle 70 lire imperiali.
ll porto di S. Gregorio, dunque, garantiva un'entrata sicura al comune di Forcola, una gratuita comodità alla gente del posto e la primizia o decima al parroco di S. Gregorio.
Con l’andar del tempo, si sovrapposero ai patti antichi consuetudini che sfociarono in liti con Ardenno e Buglio. E, così, per esempio, il 17 ottobre 1659 (2), Ardenno pretese, secondo usanza consolidata, il passaggio gratuito per le persone e bestie che dovevano andare in monte od al mercato, per i contadini dei prati vicino al porto e per coloro "che erano in servizio per gli homini del comune d ’Ardenno”. In quell’anno il pedaggio di un carro costava un soldo.

(1) A.s.So. 1029, Antonio Maria Paravicini, 24 giugno 1536, 22 gennaio 1537, 11 novembre 1540.
(2) A.s.So. 5210, Gio. Pietro Lupi.

Articolo tratto da: G. da Prada, Elzeviri di toppa, Tip. Poletti, V. di Tirano, 1995.

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