E dai che ci si risiamo! Con il sopraggiungere dell’autunno e, con l’autunno, dei primi freddi, ricomincia la stessa solfa, il solito compatimento per quelli di Sirta. E via con le solite battute di spirito sul sole che se ne va e se ne sta via per un bel pezzo.
“Vivere all’ombra non è poi così brutto” recitava un articolo apparso su “Il Giorno” con tanto di puntualizzazioni sul nostro Comune:
“incastonato ai piedi delle Alpi Orobie, montagne che nessuno in zona si sognerebbe mai di abbattere, considerate patrimonio ambientale e storico, vere risorse, amate sempre, anche quando quelle cime diventano improvvisamente nemiche… Certo vivere nel versante delle Orobie è un po’ difficile rispetto ai valtellinesi che risiedono su quello delle Alpi Retiche (leggi: Ceck), baciato quasi tutto l’anno dal sole. Ma, secondo gli abitanti è solo una questione di abitudine…”
Sappiamo tutti come il nostro paese di Sirta sia noto in Valle per le sue tre "C": Cupola, Caurga, Clima, e sappiamo bene come proprio quest'ultimo aspetto rappresenti per noi una nota dolente che spesso ci espone alla commiserazione dei forestieri. E a poco vale rivendicare i risultati dello studio di un solerte capostazione della Stazione di Ardenno-Masino che, dopo diuturne osservazioni e puntuali registrazioni, ha potuto affermare che il nostro paese gode, nell'anno, di più ore di illuminazione del sole che non Ardenno.
L’episodio di cui sopra risale ai tempi di Don Raimondo ed è frutto di una scommessa tra il nostro Parroco e il capostazione signor Pertica.
La realtà dei fatti è comunque amara e i dati parlano chiaro.
Un articolo di S. Fanoni sul numero 1 di Alpesagia del gennaio 1989 assegnava alla Sirta il primato della lunga notte invernale:
"Nel centro di Sirta il sole 'scompare' il 15 settembre e 'riappare' nel tardo pomeriggio del 18 febbraio, mentre le ultime case a ridosso della montagna, vengono illuminate solo dal 19 marzo; per circa metà anno gli abitanti di quella zona vivono all'ombra". Esaminando questi dati sconfortanti e forse non del tutto attendibili (dichiaro aperta una gara per una raccolta più precisa dei dati, magari da diversi punti del paese), mi tornava alla mente il contenuto di un breve articolo che Don Raimondo aveva scritto in proposito sulle pagine parrocchiali del Bollettino "Il pellegrino” nel lontano 1958, e che mi è caro riproporre:
"Addio sole per il nostro paese! Se n'è andato senza neppure chiedere il permesso. Se n'è andato per cinque mesi e ci ha lasciato, noi e le nostre case, immersi nell'ombra, nell'umidità, nella nebbia grigia.
Poveri noi, come faremo? Faremo come sempre: ne faremo a meno! In compenso faremo brillare un nuovo sole, più caldo e splendente, dentro il nostro cuore: il sole della nostra fede. Nei lunghi mesi invernali vedremo di intensificare il lavoro spirituale interiore, alimentando questa fiamma ardente con la preghiera, l'azione, le opere... stretti tutti da vincolo di solidale affetto e comprensione cristiana nella grande famiglia parrocchiale.
Questo sole meraviglioso, che noi ci costruiremo, lo avremo sempre con noi; ci illuminerà, ci guiderà, ci riscalderà, e, vero amico fedele, non ci abbandonerà mai".
Ecco: proprio così abbiamo fatto nel lungo e duro inverno dell’anno scorso (lungo e duro non solo per noi!) e altrettanto ci apprestiamo a fare, riscaldandoci al sole di tante belle iniziative.
Vorrei concludere con un suggerimento rivolto ai Sirtesi: continuiamo ad amare la nostra Comunità e sapremo vivere in un clima di vera Cordialità: la quarta “C” che ci mancava e che, non a caso, deriva da cuore.
L.L.